Un Paul Gascoigne incompiuto, più incompiuto dell’originale, –seeeee je piacerebbe essere Gazza-, ma la matrice da Bad Boy è chiara.
Ravel Morrison rappresenta di certo una delle figure controverse del calcio moderno, una storia già scritta e nota: grande piede e piccola testa.
Un calciatore perduto chissà dove che, nonostante abbia avuto le sue chances per rinascere, non ha mai saputo sfruttarle.
Così si butta il talento alle ortiche, Ravel potrebbe scriverne un manuale.
Torniamo a parlare di colui che neanche fece in tempo a disfare le valigie a Formello che ne agitò subito le acque facendo impazzire la dirigenza.
L’amore tra lui e la Lazio sbocciò mai, i tifosi invece lo avevano accolto sulla “fiducia”.
La sua storia biancoceleste è presto riassunta: fughe dai ritiri, gite improvvise in Inghilterra, tweet ambigui e post al vetriolo. 
E se davvero il centrocampista Made in England con poco aplomb British è un mix di genio e sregolatezza, a Formello e non solo, la parte geniale non s’è mai vista, mentre in materia di sregolatezza non è stato secondo a nessuno.
Il talento deve esserci per forza perché stregare Sir Alex Ferguson tanto da guadagnarti anche un pezzetto nella sua biografia, non è robetta per tutti.
Ravel però preferiva i social al campo, attivo come lui forse neanche Balotelli. 
Definito dallo stesso Tare “un po’ pazzo”, gli era stata data comunque la possibilità di poter esplodere in Seria A dopo la netta bocciatura in Premier.
Inventare il “Ravel 2.0” sarebbe stato possibile, ma il giocatore non ha mai fatto nulla per cambiare la situazione complicata ed uscire dalla sua insofferenza. 
Il futuro davvero non può aspettare un tempo infinito, è arrivata l’ora per Morrison di scegliere cosa farsene della sua vita e della carriera. 
Figura controversa sì, ma che lo stesso aveva conquistato gli sguardi dei veri big e tanti attestati di stima.
Wayne Rooney, per me il più big di tutti, lo considerava più forte di Pogba.
Sir Alex Ferguson scrisse :“Ha tutte le qualità per diventare il più forte al mondo”.
Al Manchester United aveva regalato la parte migliore di sé stesso, ma anche la peggiore.
Ravel ha parlato ai microfoni di TalkSport e qualcuno ha letto tra le righe una maturazione, un mea culpa.
Sarà arrivata anche per lui l’ora di salutare il “fanciullino sregolato”?
«Saltavo gli allenamenti, mi svegliavo e non sapevo perché l’avevo fatto, ma li saltavo. A quei tempi non riuscivo a capire i consigli dei campioni. Ora invece è difficile tirarmi fuori dal campo di allenamento.

Avevo fatto vedere cosa sapevo fare al West Ham e al QPR, ma a parte questo non ho giocato con continuità per anni perché mi sono trasferito alla Lazio e ho trovato difficoltà ad adattarmi alla nuova cultura.

Ma quel trasferimento mi ha reso più uomo, sono diventato da ragazzo a uomo, ho lasciato la mia famiglia e gli amici per potere andare lì e concentrarmi».

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *